Destinazione Portolago - Isola di Lero
Il 27 Agosto del 1940 il Foca lascia il Porto di Taranto con destinazione Portolago - Isola di Lero, per una missione di rifornimento di armi, carburante e generi alimentari destinati alle truppe Italiane di stanza nell’area. La distanza coperta è di circa 590 Miglia nautiche.
L’isola di Lero si trova di fronte alla costa turca ed appartiene al possedimento italiano nel Mar Egeo noto come Dodecanneso.
L’isola è caratterizzata da una ben protetta insenatura chiamata appunto Portolago (attuale Lakki) con acque abbastanza profonde per accogliere il naviglio da guerra.
All’inizio del conflitto vi sono dislocati, oltre al naviglio di superficie, numerosi sommergibili tra i quali il Gemma, il Neghelli, lo Jantina, l’Ondina, lo Zeffiro, il Perla, lo Scirè, l’Anfitrione, il Naiadi ed anche il Foca. Tutti questi battelli andranno purtroppo perduti nei mesi successivi.
Il 10 settembre 1940 il Foca è in procinto di ripartire per Taranto. Ognuno rivolge il pensiero ai suoi cari chiedendosi se la navigazione che dovranno intraprendere sarà tranquilla o se riserverà un appuntamento con la morte, come è già accaduto ad altre unità subacquee.
Il rapporto di navigazione relativo a questa missione descrive i principali eventi del viaggio. Questo prezioso documento, scritto a mano a bordo del Foca dal Capitano Ciliberto, è stato rintracciato presso l’archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare dal Dott. Giulio Grilletta [1], eminente storico Crotonese.
Dal Giornale di Bordo
Giorno 10.9.1940
Alle ore 23,50 mollo gli ormeggi avendo imbarcato nella camera mine munizioni e materiale da trasportare a Taranto. Alle ore 24 fuori degli sbarramenti inizio la navigazione per Taranto.
Giorno 11.9.1940
Alle ore 5,45 eseguo rapida immersione alla quota di m. 40. Navigazione in immersione a tale profondità fino alle 18,55. A tale ora emergo, e proseguo in superficie per il Canale di Cerigo.
Carica di aria e di batterie. Mare e vento S. O. Forza 3.
Giorno 12.9.1940
Alle ore 05,00 attraverso il Canale di Cerigo proseguendo la navigazione e alle ore 5,40 prendo l’immersione con manovra rapida. Navigazione a m. 40 fino alle ore 19. A tale ora emergo, esaurisco e proseguo la navigazione con i motori termici. Carica aria e batterie. Mare e vento da O. Forza 4.
Giorno 13.9.1940
Alle ore 2,45 accosto per la nuova rotta e alle 6 effettuo una rapida immersione portandomi a m. 30, navigando in immersione fino alle ore 13. A tale ora, giudicando di essere fuori di una delle zone stabilite per la navigazione occulta, emergo, esaurisco e a lento moto proseguo la navigazione con i motori termici. Carica aria e batterie. Mare e vento da N.O. Forza 4.
Giorno 14.9.1940
Alle ore 5,40 prendo l’immersione e mi porto a m. 30 di quota proseguendo fino alle ore 19. A tale ora emergo, esaurisco e a lento moto dirigo per l’atterraggio a S.Maria di Leuca in modo da giungervi poco prima dell’alba.
Giorno 15.9.1940
Alle ore 5,30 giungo sul punto A di S. Maria di Leuca. Il semaforo mi comunica un telegramma circa incontri di navi nazionali, quindi seguendo le rotte di traffico costiero alle ore 6,20 dirigo per Taranto. Alle ore 9 incontro i motopescherecci Perseo e Orada. Alle ore 12,55 giungo sul punto A di S. Vito e previo riconoscimento della nave pilota entro in Mar Grande. Alle 13,36 mi ormeggio alla banchina sommergibili in Mar Piccolo.
Con il termine ‘esaurisco’ il comandante Ciliberto intende riferirsi all ‘esaurimento a bassa pressione’.
Dopo che il sommergibile emerge con la torretta, il portello esterno della stessa viene aperto permettendo all’aria atmosferica di venire a contatto con i locali interni dell’unità. Un compressore aspira l’aria dall’esterno e l’invia attraverso apposite condutture ai vari doppifondi. L’acqua in essi contenuta viene così espulsa fino alla completa emersione del sommergibile.
Questa tecnica rende l’idea di quanto sia precario l’equilibrio batimetrico del battello. Dopo essersi immerso, riempiendo d’acqua le casse di zavorra, non è più in grado di espellere nuovamente tutta l’acqua con la sola aria compressa contenuta nei serbatoi. Gli rimane la capacità di espellere solo la quantità d’acqua sufficiente per far affiorare la torretta. Questo significa che se per un guasto il battello dovesse imbarcare più acqua di quella ammessa, rischierebbe di non poter riemergere.
Note
(1) Kr 40 – 43 Cronache di Guerra - Giulio Grilletta - Editore Pellegrini